I disturbi alimentari nella prima infanzia

Londra – Esiste un 25% di bambini che presentano disturbi alimentari, anche se hanno un normale sviluppo psicologico.
 
Ciò può iniziare al 6° mese, all’inizio dello svezzamento, o nel secondo e terzo anno d’età, con elezione autonoma.
 
Quale segno iniziale?
Semplicemente il rifiuto di un nuovo cibo, pur continuando con il latte dai primi mesi.

I rimedi? Non insistere, ma riprovare alcuni giorni dopo con lo stesso cibo e se rifiuta ulteriormente variare il tipo di alimento nella forma e colore, che sono condizionanti.
Esempio semplice è sostituire il brodo vegetale con la farina lattea.
Nel continuare del disturbo è bene verificare eventuali cause quali:reflusso o vomito, problemi con i genitori, eventi traumatici.
 
Nel rapporto con i genitori quali sono le cause frequenti?

La difficoltà di regolazione dei processi affettivi come l’emotività, il comportamento.
Oppure aspetti del carattere del bambino.
Altro è la presenza di patologia psichica dei genitori, o di uno di essi tipo ansia o depressione.
Ancora, la presenza di stress dei genitori, dovuta a separazione o disgrazie.
 
Uno di questi disturbi può originare problematiche alimentari precoci e persistenti quali : inadeguata
assunzione di cibo, significativa perdita di peso e difficoltà di accrescimento o compromissione del linguaggio.

Quando i genitori presentano psicopatologie,possono comparire con maggior intensità e frequenza i disturbi alimentari.

Quali di questi problemi genitoriali incidono? 
La rigidità con il bambino,essere disordinati o confusi, o con comportamento estremo da stress.
Possono fornire un insegnamento inadeguato circa l’alimentazione, provocando problematiche alimentari, neurologiche, psicologiche.

In questi casi c’è una percentuale maggiore di bambini con difficoltà alimentari.
 
Ricordiamo che, dalla nascita, il rapporto bambino-mamma è fondamentale,per cui, se la mamma presenta atteggiamenti quali: essere troppo permissiva, imprevedibile, coercitiva, intrusiva o iperstimolante, oppure forzare spesso l’alimentazione o non accettare o capire segnali dal bambino, esternando rabbia o ostilità durante il pasto, è inevitabile la generazione di problemi alimentari nel piccolo.
 
Anche in assenza delle problematiche genitoriali, i bambini dal 5% al 10%, nei primi 15 mesi di vita, possono avere difficoltà alimentari, in particolare il rifiuto di alcuni cibi.

Quando ci sono problemi di linguaggio o emozionali,possono presentarsi difficoltà alimentari.
Questi disturbi, se precoci, possono influenzare la crescita, lo sviluppo della personalità o del comportamento.
Se i disturbi continuano fino all’adolescenza, sono un fattore di rischio.
 
Può esserci qualche segnale di una futura anoressia? 
Può esserci quando il bambino ha scarso appetito e un rifiuto selettivo del cibo.
 
Consulenza Medico Scientifica del Prof. Giovanni Serra,
già Primario di Neonatologia all’Ospedale Gaslini di Genova
 
 
Luisa Costa    

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